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È noto che, fin dalla seconda metà del XIV secolo, in palazzo dei Consoli, ci sia stato un orologio meccanico. Al principio del XIX secolo, l’amministrazione eugubina decise di rinnovare non solo il meccanismo, ormai vetusto, ma anche i due ampi quadranti che davano su piazza Grande e verso la piazza del mercato. Antonio Podrini di Sant’Angelo in Vado (PU), noto costruttore di orologi da torre per aver lavorato anche a Urbania, Urbino, Ancona, Tolentino, Cingoli, ricevette l’incarico nel 1812, ma i lavori, che registrarono una serie di battute d’arresto, si protrassero fino al 1820. Al contratto, stipulato il 10 gennaio 1816, è allegato lo sbozzo della macchina oraria, come la definì Podrini. All’ingegnere comunale Giovanni Nini, originario di Urbino, fu affidata la progettazione dei due quadranti, realizzati dallo scalpellino Sebastiano Politi di Cantiano. L’orologio rimase in funzione fino al principio del XX secolo, quando in seguito a lavori di restauro che interessarono il palazzo, fu sostituito con un nuovo meccanismo prodotto dalla ditta Franchini di Bologna. L’orologio di Antonio Podrini finì nei magazzini del Comune e poi, probabilmente, venduto come rottame. Una copia identica, realizzata per il comune di Urbania nel 1814 e ancora esistente, è stata smontata dalla torre del palazzo comunale nel 2011 per essere rimontata in esposizione.

- SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI GUBBIO, Notai di Gubbio, Protocollo notarile n. 2318, «Sbozzo della macchina oraria della città di Gubbio, che dimostra soltanto l’idea della composizione inventata da me Antonio Podrini, orologiaio di Sant’Angelo in Vado» (1814).
- Il palazzo dei Consoli ante 1901. Da A. Colasanti, Gubbio, Istituto d’arti grafiche, Bergamo 1905, pp. 61 e 111.
                                                                                               

Altro appuntamento di #iorestoacasa, iniziativa del MIBACT a cui l’Archivio di Stato di Pordenone sta partecipando con entusiasmo e continuità. Dopo averlo anticipato nella sua pagina Facebook con la condivisione di alcune immagini volte a introdurre il personaggio e le sue carte, l’Istituto pubblicherà domani, 8 maggio, sul suo sito raggiungibile all’indirizzo http://www.archiviodistatopordenone.beniculturali.it/index.php?id=193 un gioiello del Trecento pordenonese: il memoriale di Odorico di Francesco (1263-1335), registro in cui la cronaca locale, la storia generale e la memoria domestica sono variamente documentate. Conservata nell’Archivio Montereale Mantica, purtroppo in non buone condizioni fisiche, la cronaca riporta diverse note storiche riferite a Pordenone e ai centri limitrofi, al Patriarcato di Aquileia, al territorio veneto, all'Italia centro-settentrionale e all'Impero. 

La presentazione del manoscritto, consultabile in Istituto nella copia digitale e nel bel lavoro di tesi di Davide Della Pria, rende merito ad Odorico e al figlio Giovanni che seguendo interessi personali raccolsero trascrizioni di testi latini di carattere medico, teologico, geografico ed astrologico. Padre e figlio annotarono e fissarono alcuni eventi importanti per la città di Pordenone: da circostanze catastrofiche, quale ad esempio il terremoto del 1348, a situazioni maggiormente proficue, come la costruzione di strutture ed edifici importanti per la città (il completamento delle mura nel 1345 o del campanile del Duomo nel 1347). Da ultimo, le note di storia domestica e familiare incastonate nell’intera narrazione, contestualizzano la vicenda personale della famiglia di Odorico in quella più ampia della città e del territorio.

Il personale dell’Archivio di Stato di Pordenone, che in vista di un graduale ritorno alla normalità e dell’auspicata conclusione della sospensione dell’apertura al pubblico si sta attrezzando per definire le procedure a tutela delle persone e del patrimonio, continua a rimanere disposizione degli utenti all'indirizzo email dell'Istituto (as-pn@beniculturali.it) per fornire informazioni ed eseguire ricerche per corrispondenza. 

 

Archivio di Stato di Pordenone
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Oggi il percorso virtuale dell'Archivio di Stato di Ast,  alla scoperta della storia della festa patronale di San Secondo attraverso i documenti conservati dall'Archivio, ci porta al Fondo Sottoprefettura di Asti.
Qui troviamo una lettera con la quale il presidente della Commissione organizzatrice della Seconda mostra campionaria dei vini piemontesi e fiera di degustazione aggiornava il Sottoprefetto circa il consistente numero di premi da assegnare ai migliori produttori di vino in concorso. Il documento risale al 1925, e rimanda a un'importante manifestazione enologica organizzata dalla città di Asti in occasione della festa patronale, iniziativa ampiamente riconosciuta a livello nazionale e locale, come si può vedere anche dalla provenienza dei premi.
Tra coloro che avevano dato sostegno alla mostra campionaria, infatti, troviamo non solo il Re, la Regina madre e il Duca di Genova, ma anche il Ministero dell'Economia Nazionale. A livello locale, spiccano le città di Torino, Cuneo e Alba, la città e deputazione provinciale di Alessandria e molte importanti istituzioni astigiane, tra cui la Cassa di Risparmio e il Comizio agrario, solo per citarne qualcuna dal lungo elenco.

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